sabato 25 ottobre 2008

L'umbratilità di Mantova

L'"umbratilità" di Mantova , di cui ho già detto, -il chiaroscurarsi di ogni universalità classica nelle circostanze dell' ora prerente e di un determinato paesaggio, secondo la variabilità dell'umore temperamentale del singolo artista in cui la sua forma generale viene ad espressione, -non è forse da ricercarsi nel compenetrarsi degli opposti caratteri della sua genesi culturale, l'essere uno degli estremi avamposti nordici della universalità solare della mediterraneità latina entro la continentalità lombarda, la Roma Padana favoleggiata dai suoi principi, per il tramite toscano che ne ha rianimato l'origine etrusca, e l'essere estrema propaggine meridionale dell'universo germanico, l'ultima marca e il presidio militare terminale di quell'ordine severo e bizzarro, nel suo discendere a valle oltre Trento, e Verona, fino alle sue fortificazioni ultime attestate sul Po? Ove le due diverse maniere si confondono e non sfocano l' una nell'altra , l'un l'altra non si avversano?