lunedì 9 settembre 2013

per Mantova capitale europea della cultura 2019

Vorrei inserire la mia voce nel concorso di idee della progettazione corale di Mantova 2019,  rilanciando in una strategia di sviluppo artistico e culturale di Mantova come “nuova corte d’Europa”,  la mia proposta di rinnovarne le istituzioni museali e culturali, all'insegna del motto " il museo quale nuova corte democratica  della ricostruzione insieme del proprio passato per la costruzione insieme del proprio futuro", attraverso due “ grandi opere” che richiedono il concorso in sinergia di intenti  di Comune,  Provincia e Stato, quali enti proprietari e responsabili, e che avvalorerebbero il nostro patrimonio locale di valenza universale, dalla più remota antichità sino alla progettazione del suo futuro: A) il completamento del Museo archeologico nazionale, quale nucleo centrale di tutti i musei archeologici  provinciali , B) l’acquisizione da parte degli enti locali dell’edificio demaniale dismesso dell’ex convento-caserma Curtatone e Montanara, di Largo XXIV Maggio, per farne nel sistema integrato di un unico Museo della Città,  la sede del Museo  di arte contemporanea di  Mantova, come è nei voti del MAC Francesco Bartoli, nonché delle raccolte di Palazzo San Sebastiano non più accessibili ( il  Museo del Risorgimento e della Resistenza ) e di quelle dislocate in una sistemazione non attrattiva e incongrua  nel Palazzo Te ( mi riferisco alle Raccolte Acerbi, Sissa, alla Sezione gonzaghesca e alla Collezione Mondadori )
Potrebbe costituire, più complessivamente, un “ multi purpose complex” in grado di ospitare mostre ed  esposizioni e convegni, e valenza ancor più importante, forse, di farsi il centro di incontro, di confronto e di dibattito esemplare,  tra la cittadinanza e le ideazioni architettoniche e urbanistiche ad opera di studenti e docenti del Politecnico, degli interventi di  conservazione, di recupero e di progettazione del futuro della nostra città e dei suoi territori. In tal modo, secondo un progetto a vocazione bipartisan, troverebbe compimento la realizzazione di un polo museale eccezionale della nostra città, integrativo e complementare di quello del Palazzo Ducale, che sarebbe costituito dal Palazzo Te e dai monumenti del complesso di San Sebastiano, inclusa la casa del Mantegna, che come il tempio Albertiano potrebbe essere  destinato a sede espositiva delle opere del proprio artefice.
Quanto alla casa del Mantegna, per quanto lodevoli e meritevoli siano le iniziative che vi si sono svolte, all’insegna soprattutto del moderno e del contemporaneo, in quanto, in particolare, non si sono affidate a esterni di grido, di dubbio valore,  ma hanno dato voce all’intelligenza in loco e alle realtà della città e dei suoi territori, tali emeriti eventi non possono dissimulare la realtà di fatto che la Casa del Mantegna da avamposto di ciò che  è moderno e contemporaneo rischia di tramutarsi in una sua angusta  ridotta, o lo è già di fatto, rispetto a quanto è divenuta culturalmente Mantova, innanzitutto da che  è sede universitaria
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Tale mio proposta ha il pregio di fare dell’evento di Mantova capitale europea della cultura, in virtù delle disponibilità finanziarie straordinarie che si creerebbero, l’occasione unica e imperdibile  per portare a compimento un progetto che non  è  affatto un’invenzione singolare del proponente, ma corrisponde a quanto è nelle cose e nelle aspirazioni culturali pluridecennali della nostra città, -cito soltanto il “ Progetto per Mantova”,  di Salvatore Settis, di cui riprende la sostanza più condivisibile-.  Al contempo,  per le iniziative stesse di cui si farebbe spontaneamente fucina e cantiere e laboratorio, risponde  appieno  all'esigenza espressa da Enrico Comaschi nell'articolo di fondo della Gazzetta di Mantova di lunedì 9 settembre,  di come fare che Mantova possa essere capitale culturale per 365 giorni. Si pensi soltanto a che coinvolgimento per le nostre scuole, assumendosi in cura il nostro paesaggio e patrimonio artistico e culturale,  insieme con le criticità presenti e del futuro di Mantova, sarebbe chiedere loro di contribuire a un tale ampliamento del Museo della città e dei suoi territori   nelle nuove realtà espositive.