Vorrei inserire la mia voce nel concorso di idee della progettazione corale
di Mantova 2019, rilanciando in una
strategia di sviluppo artistico e culturale di Mantova come “nuova corte
d’Europa”, la mia proposta di rinnovarne
le istituzioni museali e culturali, all'insegna del motto " il museo quale nuova corte democratica della ricostruzione insieme del proprio passato per la costruzione insieme del proprio futuro", attraverso due “ grandi opere” che richiedono
il concorso in sinergia di intenti di
Comune, Provincia e Stato, quali enti
proprietari e responsabili, e che avvalorerebbero il nostro patrimonio locale
di valenza universale, dalla più remota antichità sino alla progettazione del
suo futuro: A) il completamento del Museo archeologico nazionale, quale nucleo
centrale di tutti i musei archeologici provinciali , B) l’acquisizione da parte degli
enti locali dell’edificio demaniale dismesso dell’ex convento-caserma Curtatone
e Montanara, di Largo XXIV Maggio, per farne nel sistema integrato di un unico
Museo della Città, la sede del Museo di arte contemporanea di Mantova, come è nei voti del MAC Francesco
Bartoli, nonché delle raccolte di
Palazzo San Sebastiano non più accessibili ( il
Museo del Risorgimento e della Resistenza ) e di quelle dislocate in una
sistemazione non attrattiva e incongrua
nel Palazzo Te ( mi riferisco alle Raccolte Acerbi, Sissa, alla Sezione
gonzaghesca e alla Collezione Mondadori )
Potrebbe costituire, più complessivamente, un “ multi purpose complex” in grado di ospitare mostre ed esposizioni e convegni, e valenza ancor più importante, forse, di farsi il centro di incontro, di confronto e di dibattito esemplare, tra la cittadinanza e le ideazioni architettoniche e urbanistiche ad opera di studenti e docenti del Politecnico, degli interventi di conservazione, di recupero e di progettazione del futuro della nostra città e dei suoi territori. In tal modo, secondo un progetto a vocazione bipartisan, troverebbe compimento la realizzazione di un polo museale eccezionale della nostra città, integrativo e complementare di quello del Palazzo Ducale, che sarebbe costituito dal Palazzo Te e dai monumenti del complesso di San Sebastiano, inclusa la casa del Mantegna, che come il tempio Albertiano potrebbe essere destinato a sede espositiva delle opere del proprio artefice.
Potrebbe costituire, più complessivamente, un “ multi purpose complex” in grado di ospitare mostre ed esposizioni e convegni, e valenza ancor più importante, forse, di farsi il centro di incontro, di confronto e di dibattito esemplare, tra la cittadinanza e le ideazioni architettoniche e urbanistiche ad opera di studenti e docenti del Politecnico, degli interventi di conservazione, di recupero e di progettazione del futuro della nostra città e dei suoi territori. In tal modo, secondo un progetto a vocazione bipartisan, troverebbe compimento la realizzazione di un polo museale eccezionale della nostra città, integrativo e complementare di quello del Palazzo Ducale, che sarebbe costituito dal Palazzo Te e dai monumenti del complesso di San Sebastiano, inclusa la casa del Mantegna, che come il tempio Albertiano potrebbe essere destinato a sede espositiva delle opere del proprio artefice.
Quanto alla casa del Mantegna, per quanto lodevoli e meritevoli siano le
iniziative che vi si sono svolte, all’insegna soprattutto del moderno e del
contemporaneo, in quanto, in particolare,
non si sono affidate a esterni di grido, di dubbio valore, ma hanno dato voce all’intelligenza in loco e
alle realtà della città e dei suoi territori, tali emeriti eventi non possono
dissimulare la realtà di fatto che la Casa del Mantegna da avamposto di ciò
che è moderno e contemporaneo rischia di
tramutarsi in una sua angusta ridotta, o
lo è già di fatto, rispetto a quanto è divenuta culturalmente Mantova, innanzitutto
da che è sede universitaria
.
.
Tale mio proposta ha il pregio di fare dell’evento di Mantova capitale
europea della cultura, in virtù delle disponibilità finanziarie straordinarie
che si creerebbero, l’occasione unica e imperdibile per portare a compimento un progetto che non è
affatto un’invenzione singolare del proponente, ma corrisponde a quanto è
nelle cose e nelle aspirazioni culturali pluridecennali della nostra città,
-cito soltanto il “ Progetto per Mantova”,
di Salvatore Settis, di cui riprende la sostanza più condivisibile-. Al contempo, per le iniziative stesse di cui si farebbe
spontaneamente fucina e cantiere e laboratorio, risponde appieno
all'esigenza espressa da Enrico Comaschi nell'articolo di fondo della
Gazzetta di Mantova di lunedì 9 settembre,
di come fare che Mantova possa essere capitale culturale per 365 giorni.
Si pensi soltanto a che coinvolgimento per le nostre scuole, assumendosi in
cura il nostro paesaggio e patrimonio artistico e culturale, insieme con le criticità presenti e del
futuro di Mantova, sarebbe chiedere loro di contribuire a un tale ampliamento
del Museo della città e dei suoi territori
nelle nuove realtà espositive.
Nessun commento:
Posta un commento