giovedì 28 novembre 2019

Al voto? ( risale al'agosto 2019)


La nostra Costituzione è di una chiarezza assoluta quanto ad elezioni anticipate. In Italia esse sono un’extrema ratio, ci si può ricorrere solo se da parte del Presidente della Repubblica non è componibile alcuna maggioranza diversa da quella che ha cessato di esistere. Sostenere che una volta che una formazione politica ha deciso di andare alle elezioni bisogna concedergliele, per il largo favore di cui gode nel paese, altrimenti chissà che cosa succede, e che nelle attuali contingenze è meglio che si paghi l’onere dell’ aumento dell ‘ Iva che fare di tutto per sventarlo, così l’aggravio delle nostre condizioni di vita sarà messo in conto di chi la crisi l’ha voluta, mi sembra la resa anticipata anziché la resistenza nei confronti di chi pretende come un nuovo Hitler i pieni poteri, e nei confronti del Presidente della Repubblica ha lo stesso atteggiamento di Mussolini verso re Vittorio Emanuele III all’atto della marcia su Roma, ed è l’esatto contrario di una politica di responsabilità nazionale. Mossa geniale del cavallo è stata invece quella di Renzi, che ha sparigliato i giochi e ha rimesso in moto l opposizione. E non dimentichiamo, per quanto localmente ci interessa, che una delle ragioni per le quale Salvini si è deciso ad andare al voto è il rifiuto degli inceneritori espresso dal Ministro dell’Ambiente Costa, del M5S.
Odorico Bergamaschi

Arte e Desiderio


Signor Direttore, l’intero programma delle celebrazioni giuliesche si prefigura come davvero allettante e magnificamente orchestrato, non fosse per la mostra “Giulio Romano, Arte e Desiderio , tanto più dopo il suo lancio come “ la mostra più sexy dell’anno”. L’assunto, dato il titolo, avrebbe dovuto far tremare le vene e i polsi, se preso sul serio. Nell’arte sia occidentale che orientale, certamente nella fabella di Amore e Psiche da cui dovrebbe trarre origine la mostra, il desiderio rimanda a Dio ed all’unione dell’anima con Dio, per partecipazione o per fusione. Per lo stesso Raffaello, maestro di Giulio, ogni altra espressione del Desiderio la si vuole una manifestazione insufficiente e votata all’ insoddisfazione dell’Amore di Dio, e comunque sia, per tale sua radice, o non, tale desiderio è presente in ogni nostra intensità ed attaccamento, sia esso sensoriale o intellettuale, nello stesso mondo animale e vegetale, o altrimenti è in tensione agonistica contro ogni nostra brama, se l’unione a Dio la si persegue per distacco o per rinuncia, nella mortificazione fino al sacrificio volontario della stessa esistenza. Così era o avrebbe dovuto essere per Apuleio nelle sue Metamorfosi in conformità con il culto di Iside dei cui misteri è il risvolto essoterico la storia di Amore e Psiche a cui è ispirata la stanza omonima di Giulio Romano, e così avrebbe dovuto essere per lo stesso Giulio Romano, sempre che l’assunto non sia stato per il Pippi un mero pretesto, come sembra esserlo per gli organizzatori della mostra. E’ oramai indubbio, infatti, come hanno inteso la cosa lor signori, in vista di un facile e certo successo, quale sia, in esclusiva, l’ oggetto per niente oscuro di Desiderio ed arte che è il loro target, in sintonia prestabilita con i visitatori di massa che si attendono a frotte, riconducendoci alla solita Mantova tra delizie e malizie. Solo che anche il vedere il desiderio solo sotto quel lato, ci rimanda sempre ad Altro, senza essere per questo dei Lacan: all’energia espressiva che è infusa nella sua manifestazione artistica, ai maestri del fare figurativo da cui la si è attinta, poiché di per sé anche la più esplicita della scene erotiche ben poco accalora, o suscita, in noi , nel sentire estetico che è di più del nostro io pornografico, se non è emozionante in virtù di linea o colore o matericità e imprimitura, etc. etc Senza di che sai che gran risultato , direbbe il poeta, cosi uscirne dal Te come da a un “Eldorado banal de tous les vieux garcons “. Chi poi ci dice che non ci sia più desiderio in una marina di Monet o in un notturno di Van Gogh, nelle stesse mele di Cezanne, che nei “modi” sessuali del duo Giulio Romano- Marco Antonio Raimondi? O per privazione sublime nello stesso ascetismo delle bottiglie fantasmatiche di Giorgio Morandi? E comunque sia non c’è , di fatto, discorso su Arte e Desiderio come esplicitazione espressiva proprio della sessualità, che non debba fare i conti come terzo incomodo con il Potere, le cui divagazioni sessuali principesche si vollero sdoganare con i fasti degli Amori degli Dei e di Giove che furono dipinti dal Correggio e da Perino del Vaga e che saranno in mostra, un felice ritorno di certo quello del Bonaccorsi, nelle stanze del , ma guarda caso sempre sotto le insegne dell’ Electa. Il Potere, è beninteso, da intendersi non solo come l’istanza che consentiva in Roma tutto quello che al Pippi o al Raimondi era rappresentabile solo in una Mantova od in una Venezia, ma pur anche come l’ abuso di posizione dominante che sollecitava al nostro “genio” e “ gigante” l’infamia di anticipare per il marito della Boschetti, Francesco Cauzzi Gonzaga, quale terzo incomodo tra lei e il duca Federico secondo, di lei amante, nell’artigliatura dell’ occhio del coniuge da parte di un Giove duca già in procinto di penetrarne la moglie Olimpia-Isabella , l’assassinio non tanto oscuro di cui il Cauzzi sarebbe stato vittima nel 1528. Ed a tal punto della licenza per accortezza e delicatezza taccio

il botto di Capodanno


ci mancava solo il Concertone di Capodanno del costo di 130.000 euro + Iva, e voci varie, il gran botto elettorale di fine mandato di questa nostra giunta comunale, ovviamente a spese di noi tutti cittadini di Mantova. E’ quanto basta e avanza per levare di tasca a chi di noi è avanti negli anni l’aumento annuale delle pensioni voluto dal governo congiunto. Una trovata da far scancherare tutti i santi, con buona pace o desistenza rock-rap di Sinistra italiana e ultrasinistre varie. Ma invece di unirmi in una sola voce al coro degli angeli che imprechi su in cielo, qui propongo più ponderatamente: se il fine eminente del nostro fare amministrativo è far divertire il popolo e farlo spendere ancora di più, come vuole la leggenda del “mostro mite “di A. de Tocqueville, che “vuole che i cittadini se la godano, purché non pensino ad altro che a godersela», perché non limitarsi all’ opzione più economica della lista concertistica, di 13.500 euro+ Iva , che tanto il popolo in piazza balla e canta ed è contento ugualmente, e trattenendo in cassa l’ammontare del Concertone per far fronte ai mancati introiti corrispondenti di quanto propongo, non destinare tale risparmio a fare propria la proposta caldeggiata dal consigliere Pierluigi Baschieri , di Forza Italia, di concedere a chi venga da fuori il parcheggio gratuito la domenica e durante gli altri giorni festivi nella nostra città, almeno per il sollievo delle tasche dei nostri commercianti, invece che per la felicità di quelle dei soli Subsonica ( e altro non aggiungo)?
Odorico Bergamaschi.

Mantova hub e il rabbinato internazionale


Credo che si debba innanzitutto solidarizzare con il Sindaco Palazzi e la giunta tutta della nostra città, quando li si accusa ingiustamente da parte delle autorità del rabbinato internazionale di un antisemitismo che ispirerebbe il progetto di Mantova Hub. Niente di più falso. Al contempo come non condividere il senso profondo del loro richiamo al rispetto delle tradizioni e dei morti, delle grandi anime del passato, tanto più di chi è stato in tutta la sua dignità e grandezza cittadino ebreo di Mantova. Ottima, in tal senso, è la proposta che è sopraggiunta di istituire un Museo della Qabbalah che ebbe a rifulgere nella nostra città. In realtà è un rispetto che andrebbe riconosciuto dalle stesse autorità ebraiche a tutti i morti, di tutte le tradizioni religiose e di pensiero. Immaginiamoci se personalmente non mi tocca tale principio, avendo sempre auspicato e sollecitato invano che Mantova anziché trarre ispirazione solo da ciò che di festante e presente e vivo si illude che possa far sopraggiungevi overtourism, e invece che inseguire, anche nel festival letteratura, sempre e solo ciò che è voce di successo e di mercato, in convegni e congressi si richiamasse nelle sue istituzioni ai grandi uomini del suo passato prossimo e remoto, o ai forestieri e agli stranieri che vi vissero e la onorarono e che ne sono stati insigniti della cittadinanza onoraria, siano essi Virgilio, o Teofilo Folengo, Giorgio Bernardi Perini o Seamus Heaney, Francesco Verri, Learco Guerra, Tazio Nuvolari o Vasco Bergamaschi, Claudio Monteverdi o Enzo Dara, i nostri grandi del pensiero filosofico e scientifico , Pomponazzi, Bettinelli, Ardigò, non meno degli artisti figurativi che vi operarono. Ciò detto, l’obiezione che avanzano a tal punto i nostri amministratori, che di fatto rigetta nell‘irrilevanza tali nobili mozioni di principio, è che devono essi attenersi solo alle norme e agli interessi che sono in atto, che sono essi obbligati innanzitutto al rispetto ai vivi e dei loro bisogni, sicché per loro tali norme, in nome della suprema laicità dello stato, valgono non più o di meno che il richiamo di Gesù a lasciare che i morti seppelliscano i morti. Del resto la subordinazione di ogni diritto canonico e religioso a quello civile e l’affermazione dello jus in omnia dello stato politico ha uno dei primi e più grandi assertori nel filosofo ebraico Baruch Spinoza, che per la sua libertà di pensiero fu scomunicato dalla Comunità ebraica di Amsterdam, mediante il bando del cherem che lo malediceva di giorno come di notte, ammonendo tutti i membri della Comunità di non avere più nessuna sorta di contatto con lui, né fisico né mentale. Lo snodo cruciale a tal punto è che è proprio tale rivendicazione a ritorcersi contro i nostri amministratori, e inesorabilmente, non solo in quanto i patti sono da rispettare, pacta sunt servanda, data l’inviolabilità del sito di San Nicolò contemplata dagli accordi del febbraio 1852 tra Stato austriaco e comunità ebraica, ribaditi nell’aprile 1923, ma tanto più perché la legge 101 del 1989 dello Stato Italiano repubblicano, che vale erga omnes , nei confronti di tutti, richiamata dal rabbino capo Abraham Ginsberg, impone tassativamente la perpetuità inviolabile delle sepolture ebraiche, avvalorata per giunta dal paragrafo 5 della risoluzione 1883 risalente al 2012 dell’Assemblea parlamentare del Consiglio di Europa.Ne consegue dunque ineludibilmente che il progetto Mantova Hub è da rivedere in altro sito, e che quello di san Nicolò è da lasciare all’erba che vi cresca folta. E’ una vicenda che dovrebbe restare di monito a chi in nome del proprio verbo manageriale e tecnocratico, succube del presente e dei suoi diktat, crede di poter rottamare con uno schiocco di dita o un sorvolìo leggero le grande tradizioni spirituali e di pensiero. Così vorrebbe infatti il dettame inviolabile di ciò che è di principio, secondo ragione e diritto. Ma ho usato i condizionale “ dovrebbe” e “ vorrebbe” perché per tutto ciò ed il resto c’è già il ministro ad hoc che può consentire di agire in deroga e far rifulgere che Palazzi fa solo cose buone. Post scriptum Se Nicola Sodano queste cose le sapeva già, come ha confidato alla stampa,, perché non è intervenuto a suo tempo?
Odorico Bergamaschi

Sul fenomeno Greta


E’ vero che la giovane svedese Greta T., assurta non serve dire come a influencer globale, soffre di una sindrome che davvero impietosisce, ma è pur vero che tale sindrome per i suoi fidelizzati è un alibi per non rilevarne certi aspetti caratteriali più che perturbanti, e quanto inquietante sia il fenomeno planetario che surriscalda con i suoi modi. "Come osate?" inveisce la ragazzina scagliandosi oltre che all’ indirizzo degli attuali governanti del mondo, contro una generazione che nell’est che fu sovietico e in quello asiatico, in Africa e in India o nell’America andina è stato soprattutto una generazione di morti di fame, ma dei cui figli si è pur tuttavia dimezzata la mortalità infantile ( e parlo di quella fame e di quella miseria che grazie alla ricchezza prodotta ed estorta a chi di costoro è stata gente di nessuno la signorina svedese e gli scioperanti per il clima non hanno mai conosciuto per loro fortuna). Un “come osate”, un’accusa “ voi non avete fatto nulla per l’ ambiente”, pardon “per il clima”, che la giovane svedese inscena guatando con tutto l’odio che è immaginabile e possibile solo in una piccola dea Kali E i suoi fans nostrani non sembrano di meno quando inveleniti inveiscono al suo seguito, nel dire, ad esempio, “come osa chi non è che un filosofo, (Massimo Cacciari) , sostenere che siamo tutti fritti se stiamo ai discorsi Greta T, e che invece dei friday for future è meglio invitare degli scienziati in classe” ? Mi spiace, per tutti costoro, ma invece che nelle ragazzine infiammate e infiammanti gli animi tutti io credo nei tardi leader miti, i resistenti intrepidi, che hanno insegnato come Mandela, Luther King e Malcom X ad amare o a rispettare i propri nemici e che nel loro nome hanno unificato le diverse generazioni. In realtà con Greta e i friday for future l’ecologia da scienza critica fondamentale quale l’ ho insegnata e praticata secolarmente nei miei stili di vita, sta finendo sacralizzata nella religione civica di un sovranismo dell’ Occidente, con la sua mini-papessa di Svezia, i suoi dogmi, a volte assurdi quanto ridicoli, la teologia atea di una scienza dogmatizzata ed usata senza discernimento secondo il principio di autorità, in virtù del presunto consenso unanime dei climatisti tutti così assurti a conclave. Sono già in canna gli anatemi destinati a colpire chi solo dubita nel credo in un riscaldamento globale che viene dall’uomo e non è prima dell’ uomo, parola di Greta, in primis i negazionisti scismatici, che quali negazionisti come degli empi reprobi sono assimilati ai negatori della shoah e nazificati a dovere, senza che al tutto così santificato non manchi il suo bravo fariseismo, per cui essere sporchi e sporcare è ben più grave e imperdonabile che essere crudeli. Per ogni evenienza sono già previste le sanzioni più abnormi anche ai trasgressori più veniali, com’ è già contemplato dai suoi integralisti di turno amministrativi, ora i nostri berretti gialli e rossi. Non a caso, evocando lo spettro di un'Apocalisse climatica che incombe, con Greta si sciopera proprio contro il clima, sai che antagonista sistemico e di classe, e non già contro ogni concreta forma di inquinamento, o contro l ‘uso predatorio anziché moltiplicatore di risorse del nostro pianeta, e insieme contro lo sfruttamento dell’ uomo sull’uomo che vi sia connesso, né è un caso che si invochi regressivamente al seguito di Greta la più fantomatica naturalezza, quando solo le scienze e le tecnologie più avanzate sono il farmaco delle tecnologie più arretrate che sono state veleno. Tantomeno è un caso che si impieghino al suo seguito slogan terroristici e millenaristici, religiosissimi appunto, per uno obiettivo di fede, l'abbassamento del clima, che se il global warming, il nuovo Anticristo, fosse vero come lo si paventa, sarebbe irraggiungibile da qualsiasi sforzo congiunto, almeno quanto lo è il Regno dei cieli. Con il solo bel risultato prevedibile di una rottamazione ulteriore di noi vecchi in nome dell’equità generazionale, a seguito del riacuirsi per i predicamenti di Greta T. di un conflitto tra generazioni invece che per la giustizia sociale. Tant’è che dei giovani di Cina, India, Africa che sono la immensa maggioranza , coloro che più patiscono inquinamento e sfruttamento, che gliene importa ai loro coetanei scesi in piazza che sono i privilegiati del pianeta, vestiti e attrezzati di tutto punto di ciò che spesso è frutto dello schiavismo minorile dei loro coetanei meno fortunati? Si rifletta infine da parte di chi crede che sia io il visionario su che reazioni d’ intolleranza tossica scatena in loro ogni discorso critico sulla venerabile Greta che ci illumina tutti, neanche fosse un atto di blasfemia, che è la prima conferma di quanto vedo e sostengo.
Odorico Bergamaschi

Esclusivi ed escludenti


Non credo che dagli scontri tra la maggioranza che governa Mantova e l’opposizione di centro destra , pur se a potenza di fuoco assai limitata, possa nascere nient’altro che la delegittimazione reciproca, fintantoché il centro destra non riconoscerà i meriti e i pregi indiscussi di questa amministrazione, e al contempo non ne risalirà ai limiti che sono assai maggiori di quelli che discerne , e se il centro sinistra, ossia il sindaco Palazzi e il suo trigol magico, non riconosceranno alcun errore possibile che sia stato da loro commesso, e almeno le attenuanti generiche alla precedente giunta Sodano, per aver essa operato in stato di emergenza a causa del terremoto e dei limiti di spesa allora imposti ai bilanci comunali , il che certo non toglie che tale governo locale sia stato di una tale desolazione da non lasciare rimpianti. Nessuna autocritica significa per me ben poca credibilità politica degli uni e degli altri in quello che asseriscono. A rendere paradossale tale negazionismo dell’altrui operato ed a spiegare perché al contempo tra tali duellanti non c’è mai stata alcuna sciabolata d’affondo, è il dato di fatto che i presunti contendenti condividono lo stesso modo di far politica e la stessa idea di città, che altro non è che un derivato tossico del suo paradigma virtuoso, di città dell’accoglienza e partecipativa, d’arte, di gusto, di cultura e della conoscenza, fondata su un’economia territoriale verde tecnologicamente avanzata. In realtà i due schieramenti sono l’amalgama fluido di uno stesso magma di potere, come attesta il fatto che l’opposizione di centrodestra più che un’ antagonista è parsa una copertura assicurativa per questa giunta, nei momenti critici in cui sembrava che dovesse venire giù tutto . Centro destra e il sindaco Palazzi e i suoi alleati vari sono infatti portatori tutti quanti di un’idea identica di democrazia esecutiva , escludente ed esclusiva, per cui chi vince si prende tutto , decide tutto e non vuole saperne niente delle ragioni altrui, in una rivalsa continua tra chi vince e chi perde, tutta giocata a brutto muso e niente “acceptance” della cittadinanza, che è tutt’uno con la condanna della nostra città a eleggere maggioranze che debbono disfare i magoni lasciati dalle precedenti intanto che ne edificano di nuovi, più mostruosi. Con tale governance e dispersi dentro la nebulosa del suo futuro ch’è implicita in tale prassi politica, sempre più Mantova è destinata, di fatto, ad essere una borgata in cui periferie e centro storico, cultura, lavoro ed ambiente, i bisogni dei vecchi e dei lavoratori della conoscenza, di artigianato e commercio finiscono subordinati all’ ipersviluppo turistico acritico e velleitario della zona Ztl, un blob di Airbnb, negozi di asporto e fatturato alle stelle di pochi eletti, contrassegnato dal predomino concomitante di una cultura festivaliera di corte e del suo mostrificio, acchiappa turisti, su di un pensiero critico diffuso e sulla funzione civica del patrimonio storico, che è di formazione educativa della soggettività dei cittadini . Insomma Mantova quale Outlet turistico, secondo le aspirazioni di entrambi i contendenti, anziché il suo comporsi in un Distretto umanistico e tecnologico della conoscenza, in sintonia con il grado di sviluppo industriale del territorio limitrofo. E cosa non meno grave , nel frangente attuale, se tra tali due schieramenti si risolve la partita, la loro alternanza è la strettoia di un vicolo cieco che ci nega , insieme con le istanze di partecipazione vera dei cittadini ai processi decisionali e alla loro attuazione, che è il solo vero antidoto ai magoni seriali, qualsiasi alternativa di scelta sulle questioni oggi fondamentali per la nostra città: penso alla Grande Mantova, boicottata ignominiosamente sia da centro sinistra che da centrodestra, con larghe intese da marpioni, e all’ inceneritore, al cui insediamento in città entrambi i presunti contendenti sono di fatto a favore, checché ne dicano con infingimenti tattici, e con loro lo sono i loro accoliti al seguito, in grande spregio o noncuranza dello stato di apprensione diffuso per i danni che l’inceneritore potrebbe arrecare alla nostra salute. Quanto poi al M5s, quale terzo incomodo, se quello che ha da offrire è l’” In work poverty”, 54O euro al mese di reddito medio del lavoro di cittadinanza, per 16 ore alla settimana di corvèe verde, il cielo e la fuga all’estero ne scampino i nostri giovani.
Odorico Bergamaschi

domenica 14 luglio 2019

CAROLA RACKETE


Signor Direttore,
a smentita delle critiche di Lorenzo Sgarbi al suo editoriale del 30 giugno ribadisco le ragioni che lei vi ha espresso, come di Franco Reggiani e di Claudio Morselli che già sono intervenuti in materia. Carola Rackete è giustamente libera e benemerita, per niente affatto una fuorilegge, in quanto ha dato pieno adempimento alla legge fondamentale del nostro stato, la Costituzione, alla legge di ogni nostra legge che all’ articolo 10 recita espressamente :“L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici”. E gli accordi internazionali cui si fa menzione restano tuttora quelli di Dublino, almeno fintantoché, al pari di Salvini Matteo, si sabota il loro cambiamento già deciso dal Parlamento europeo nel 2017, per cui lo sbarco di migranti avverrebbe non più su coste spagnole, italiche, o maltesi, ma europee, e sarebbe assunto in proprio da guardie costiere europee.. Ne consegue ineludibilmente che fuori della Costituzione e dei fuorilegge sono invece coloro che a Carola Rackete si sono opposti, e tanto più se minano l’autonomia del potere giudiziario, emettendo, anticipando sentenze, minacciando pretori e giudici delle indagini preliminari che alla Costituzione si sono dimostrati ossequienti, come ha ben detto con fondato timore in un suo intervento in contemporanea Romano Vincenzi. Va inoltre respinta al mittente con infamia l’accusa ipocrita che siano le Ong o chi dà soccorso ai migranti i complici dei trafficanti di esseri umani, criminalizzandoli come chi avesse soccorso gli ebrei in fuga per mare dal nazismo, o che fossero perseguitati e messi al bando dalle leggi razziali nazifasciste. Del resto nessuna prova è stata raccolta che suffraghi una collusione tra scafisti e Ong, nessuna coincidenza è stata appurata tra aumento delle partenze e aumento della presenza delle Ong, quale fattore attrattivo. Collaborazionisti dei trafficanti, per giunta negazionisti, sono invece quanti al governo libico seguitano a inviare motovedette e altre forme di aiuto, poiché la presunta guardia costiera libica per lo più non è che un travestimento degli stessi trafficanti, o con loro è in combutta, e riconsegna ad essi i migranti perché fuori o dentro i lager libici possano essere di nuovo torturati, stuprati, ricattati presso le loro famiglie per ottenere i soldi di un’ ulteriore falsa partenza. E’ proprio il respingimento illegittimo, diretto o per mancato soccorso, in una Libia che è area di guerra, che cospira con tale forma di riciclaggio di esseri umani . La testimonianza del somalo Salim Karaafe riportata dalla Gazzetta è che più eloquente in tal senso, ad avere occhi che vogliono vedere, orecchie che vogliono sentire, cuore e ragione che vogliono intendere, anziché inferocirsi in un vittimismo autogiustificatorio che ci rende spregevoli agli occhi del mondo, ove sono paesi tra i più poveri come l’Uganda, di rifugiati ad averne da soccorrere almeno 1,2 milioni, non come noi poco più di 3.000 dall’ inizio dell’anno, solo un decimo dei quali è stato salvato dalle Ong.
Odorico Bergamaschi