Infelicissimi
i tempi di miseria dello spirito, più ancora che delle proprie
tasche, in cui non resta da scegliere che tra un grande comunicatore
e l’altro, detto altrimenti, per venire al sodo, tra un Berlusconi,
un Grillo, od un Matteo Renzi, perchè solo al loro amo abbocca
l’elettore liquido e smagato. Chi
poi sia in effetti un grande comunicatore, lo rivela benissimo il
filosofo drammaturgo cattolico Fabrice Hadjadj: “ E se comunichi in
maniera da ottenere un risultato automatico ( la folla si precipita
in delirio verso il tuo negozio), allora sei un grande comunicatore,
perchè sei riuscito ad abbassare l’uomo a livello della bestia”.
Onore
dunque al merito di quegli affabulatori scarsi, perché inceppati
dalla loro nobiltà, che sono Romano Prodi e Pier Luigi Bersani,
onore dunque al merito dei democratici come il nostro Dimitri Melli,
quando nell’assoluto disincanto, e in ragione di ciò che con
torsione del proprio orgoglio costa loro dolorosamente riconoscere,
accettano l’obbrobrio minore per evitare le calamità più
nefaste, ed investono come candidato alla premiership un Matteo
Renzi, pur sapendo quale ne sia la profondità o lo spessore, perchè
non può candidarsi alla segreteria di un partito democratico e
rivelare anticipatamente la sua vera idea d’Italia. Ed allo stesso
tempo, ripulsa e sgomento, per chi, come Fabrizio Sgarbossa,
segretario di circolo del Pd di Castelbelforte, nella sua
accoglienza tronfia e mortificante della dichiarazione di adesione
alla leadership di Renzi del sindaco di Pegognaga, in cui si è
profuso sulla Gazzetta di Mantova di Venerdì 23 agosto, rivela quale
boria vuota, spietata e accecata, possa significare nel suo caso
l’essere renziani.
Come
per tutti gli avanguardisti, per costui solo quelli della prima ora
sono credibili e degni di stima, e solo l’opportunismo può avere
motivato gli altri sovraggiunti, se solo in un secondo tempo si sono
arresi alle ragioni irresistibili del capo, folgorati sulla via di
Firenze dal Gesù di Rignano d’Arno...E buon pro per loro, che
comunque finalmente abbiano capito, che possano essere accomodati
anch’essi nel comitato elettorale, perché per gli altri,
regalando un bel sorriso...
Peccato
che quando poi, per incrementare gli adepti, Sgarbossa cerca di dare
voce al suo credo nel verbo di Renzi, di dirci a più riprese il
perché di tanto suo entusiasmo in colui riposto, di comunicarci
quale seduzione su di lui Renzi abbia esercitato fin dalla prima
ora, egli faccia l’esaltazione dell’assenza di qualsiasi
contenuto, non esprima che l’adesione alla sola formulazione di
un format.
Un
contenitore in cui “ad maiorem gloriam” dell’uomo solo al
comando, possono rientrare tanto Briatore che i partigiani quanto il
pensionamento del pregiudicato, sempre che sappiano “metterci la
faccia”...
Rivelandoci,
Sgarbossa, che come diceva il grande teologo Dietrich Bonhoeffer,
dietro ad ogni rimettersi in tutto e per tutto a quello che ne sa un
capo, più di noi, c’è la rinuncia alla propria autonomia di
giudizio che caratterizza la natura spaventevole e sconfortante di
ogni stupidità di massa, quale che sia il quoziente intellettivo dei
singoli adepti.
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