Bentornato il Mac in campo, per riproporre tramite il suo presidente, Eristeo Banali, che l’ex caserma di Largo XXIV Maggio diventi la sede del coronamento del sogno, oramai pluridecennale, del Museo di arte contemporanea di Mantova.
C’è da sperare che i tempi siano finalmente maturi, - alla ricomparsa sulla Gazzetta di Mantova dell’8 gennaio, appena trascorso, della medesima titolazione in cui già in data 29 novembre 2009 si auspicava “il Museo nell'ex caserma”, ma che in un balletto di titoli il 28 novembre 2011 aveva ceduto il passo alla formulazione della proposta alternativa che si insediasse “ il tribunale nell’ex Caserma”, avanzata da Sergio Cordibella quale presidente di Italia nostra.
Ciò che lascia supporre che questa volta non si stia assistendo all’ennesimo vano sforzo dei Troiani, è che Eristeo Banali a tutela della destinazione museale del monumento, e a sua salvaguardia da ogni inappropriata manomissione speculativa e dal degrado fin anche igienico-sanitario che ne è in corso, può accampare i vincoli ad un uso esclusivamente culturale dell’ex convento cinquecentesco, che a suo tempo furono posti dall’ex direttore per i Beni Architettonici e paesaggistici della Lombardia, Carla di Francesco.
Ancor più, alla petizione on line ora corrisponde il coinvolgimento di tutto l’insieme di forze, Comune, Provincia, Università, Regione, Ministeri, Comunità Europea, oltre ai privati cointeressati, il cui concorso è indispensabile perché l’ obiettivo sia conseguito.
Il recupero a Museo dell’edificio demaniale dimesso dell’ex convento-caserma Curtatone e Montanara, un intervento che può diventare un riferimento esemplare nell’architettura e nell’urbanistica contemporanea, renderebbe possibile portare a compimento la sublimazione mirabile del sito di Palazzo Te e dei monumenti del complesso di San Sebastiano, inclusa la casa del Mantegna, in un polo museale eccezionale della nostra città, integrativo e complementare di quello del Palazzo Ducale.
Il progetto del Mac, incentrato sull’insediamento di un Museo dell’arte contemporanea nell’ex caserma dei Canonici Lateranensi di San Sebastiano, in realtà si proietta oltre tale intento pur eccezionale, se si considerano le destinazioni ulteriori dell’edificio monumentale che Eristeo Banali prospetta nella sua intervista, a integrazione delle raccolte civiche del Museo di San Sebastiano che lo fronteggia. In tal senso, l’attuazione di tale disegno corrisponde talmente alla vocazione della nostra città, che può rientrare felicemente nell’alveo di quanto ha prefigurato a suo tempo lo stesso Salvatore Settis, nel suo “ Progetto per Mantova”, laddove nel complesso di San Sebastiano ha preventivato la formazione del polo civico del sistema integrato di un unico Museo della Città, un “ multi purpose complex” in cui potrebbero confluire le raccolte civiche non esposte al pubblico, o la cui sistemazione attuale non ne sia attrattiva. Ad esempio, tra quelle indicate o suggerite da Salvatore Settis, potrebbero figurarvi le collezioni permanenti ora sistemate nel Palazzo Te, – innanzitutto, a mio avviso, la Sezione gonzaghesca e la Collezione Mondadori,- oltre a quelle del Museo del Risorgimento e della Resistenza non più accessibili..
“ Si avrebbe in tal modo, ebbe a scrivere Settis, un solo Museo della Città, che partendo dalla sua storia comunale giunga al presente attraverso il Risorgimento e la Resistenza; mentre la Donazione Mondadori, coi suoi quadri di Zandomeneghi e Spadini, potrebbe formare il primo nucleo di una collezione d’arte dall’Ottocento al presente, in crescita in caso di nuove acquisizioni o donazioni”.
A novembre, a sostegno dell’ idea avanzata di nuovo, da Stefano Scansani, che la Casa del Mantegna sia destinata alla mostra virtuale permanente dell’opera omnia del suo artefice, un’idea eccellente che tuttora condivido pienamente e qui rilancio, ebbi così a scrivere: “Si potrebbe estendere tale ideazione – oltre che alla Celeste galleria ducale virtualizzata-, anche al San Sebastiano per l’opera e la fortuna dell’Alberti, mediante un impianto scenico di proiezioni e prospezioni in cui siano coinvolti i modellini lignei che vi sono la giacenza della fortunata mostra “Leon Battista Alberti e l’architettura”. La fantasmagoria rigorosa dell’allestimento potrebbe assicurare il buon esito dell’ordinaria apertura al pubblico del tempio. Lo stesso discorso potrebbe valere anche per il Museo della Città di Mantova, la cui sublime raffinatezza espositiva è incontestabile, ma a mio avviso non è ciò che vorrebbero ritrovarvi i suoi visitatori potenziali, che in un museo della Città -o in una sistemazione attigua, complementare a quella sussistente- forse amerebbero prima di tutto vedere esibite le mappe e le carte del passato di Mantova e provincia, e rinvenire le ricostruzioni virtuali e le immagini d’epoca, o artistiche, dei mutamenti del volto architettonico e urbanistico della nostra città, quanto del paesaggio dei territori con cui essa è stata in relazione, non che raffigurazioni delle varie arti e mestieri e delle mode e degli stili di vita che vi si sono succeduti, dalle più remote origini sino a tutto il Novecento, un lavoro di equipe che può essere svolto in collaborazione con le più varie istituzioni culturali e scolastiche di città e provincia.”
Ho così prefigurato un ampliamento ulteriore della offerta espositiva del Museo della città di Mantova , che tuttora reputo pienamente valido , e che può trovare spazio, appunto, nell’ex convento e caserma di San Sebastiano, insieme a mostre temporanee, centri di documentazione, ambienti di accoglienza e di ristoro, cantieri e laboratori di ricerca e di progettazione, imperniati sulle criticità e sul futuro della città e dei suoi territori- , che ne avvalorerebbero innanzitutto economicamente il riuso come sistema museale integrato, nella misura in cui le risorse disponibili lo consentano progressivamente.
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