martedì 11 agosto 2015

Lettere alla Gazzetta 28 agosto 2014

Cordiali redattori,
Vi trasmetto il seguente intervento, di cui allego una copia, auspicandone la pubblicazione


Più volte sono stato in Siria, l’ultima nel 2005, per un rivisitazione fuggevole delle sue 
più splendide città morte romano-bizantine,- El Bahra, Sergilla, Jeradeh-, prima che da 
Aleppo, Damasco, via Karachi, la mia vita assumesse la destinazione dell’India. Ed alla luce 
della mia esperienza incontroversa, parlandone fugacemente con lo scrittore di viaggi William 
Darlymple, ad un festivaletteratura, a suo tempo ho avuto modo di condividerne 
l’impressione, in entrambi commossa, di quanto il suo popolo fosse generoso ed ospitale.
“L'uomo- scrivevo di un siriano che mi soccorse per strada, nel racconto di una mia escursione 
in Bamuqqa e Baqira- con l'acqua che gli avevo chiesto, mi ha offerto ogni possibilità di 
conforto di cui ha avvertito il sollievo che poteva recarmi, ogni bene frugale di cui 
disponeva: dei guanciali sui quali mi ha disposto verso il vento, l'hawa, che proveniva da una 
finestra schermata, del the che ha fatto portare via dal fratellino della moglie, per del 
pane e del miele, ancora dell' acqua e dell' airan di latte di capra, a quanto mi ha fatto 
intendere con il gesto di mungere, quando è rientrato per vedere se traevo ristoro”
E dal fondo della memoria riaffiorano ragazzi in motocicletta, uomini in auto solleciti, 
un’anziana coppia di allevatori di polli, che mi diedero tutti quanti un passaggio rifiutando 
l’obolo, mentre mi rivedo ancora, a notte fonda, lungo la strada del ritorno ad Aleppo da 
Hama ed Homs in autostop, senza timore o rischi di sorta, per tacere dei più toccanti 
incontri personali.

E’ questa la ragione per la quale gli esiti della rivoluzione siriana mi hanno lasciato 
sgomento, per quanto la rivoluzione e la guerra civile hanno fatto dei siriani un popolo 
demoniaco, stando anche solo ai resoconti di Domenico Quirico, quale inviato de La Stampa, 
che in Siria è stato catturato e trattenuto prigioniero per mesi prima della liberazione. 
Penso in particolare a Raqqa, in tal senso, divenuta la roccaforte in cui l’Isis consuma gli 
orrori più mostruosi, esecuzioni in massa periodiche, crocifissioni e decapitazioni, ed i 
genitori jihadisti scattano foto ai loro bimbi con in mano teste mozzate.
Fu la città in cui ebbi un incontro con il grande scrittore Ugiayli, che vi viveva in 
opposizione solitaria al regime, e dove sostai per recarmi a visitare le vicine splendide 
rovine di Rusafa.
Rileggo le scarne note di viaggio che concernono la mia permanenza in Raqqa , e più che la 
rievocazione dei monumenti, gravidi della memoria storica del grande sultano Harun Al- 
Rushid, vi ritrovo l'immagine di un bambino, con la testa ustionata, che vi giocava e vi 
viveva nel pattume, di altri piccoli che trascinavano frasche, sollevavano al cielo aquiloni 
radenti.
“Sempre più, pressoché dappertutto, lo sciacallo, -( Assad padre)-, qui appare in effige, 
anche sopra le orbite vuote, nel suq dei macellai, delle teste ovine allineate. Ma che me ne 
importava, nella notte del mio arrivo a Raqqa , se al Rashid Restaurant quanto del pesce 
diliscato restava nel piatto, i due micetti mesopotamici se lo erano spartiti dalle mie 
mani”.
In aggiunta, scrissi il racconto del mio incontro con Ugiayli, dove mi diffondo 
preliminarmente su tutta la cortesia con la quale fui avviato alla sua casa da un farmacista, 
cui chiesi dello scrittore essendo questi innanzitutto un dottore, ben più conosciuto e 
beneamato dalla popolazione in quanto tale, e narro quindi il dettaglio di come, essendo io 
timoroso ed esitante, sul far della sera due ragazzi suonarono per me al campanello della sua 
porta.
Al resoconto del nostro dialogo, che avvenne in un caffé all'aperto dove egli volle che ci 
trasferissimo lasciando la sua magnifica casa, prelude l’espressione del mio stupore di come 
in Raqqa un uomo che era stato ministro della Cultura e dell’ Informazione, degli Esteri di 
un Paese talmente dispotico, vivesse solo e senza protezione,
“Dissi ad al 'Ugiayli che sono le Rinascite che mi avvincono, il loro rimpianto solare che 
volge a un crepuscolo ... ", a tali termini nelle mie note di viaggio si riduce l'estratto 
del racconto circostanziato del nostro dialogo, che mi dilungai a narrare in un testo a se 
stante.
E poco altro è in grado di riesumare la memoria, se non il ricordo di un' avvenente 
insegnante delle scuole primarie, magnificamente scarmigliata e abbigliata liberamente, che mi 
invitò ad entrare nel cortile della sua casa , al riparo del cui recinto si teneva una festa 
tra amici in cui rimpiango, per mia ritrosia, che non sia riuscito a loro di trattenermi più 
a lungo, ella felice, come tutti quanti gli astanti, di potere incontrarsi con un 
occidentale.

Ed infine, epilogo mesto, mi sovviene di come telefonai ad Ugiayli dalla stazione degli 
autobus, il giorno seguente, ed egli abbia lasciato precipitosamente cadere la linea, quando 
alla richiesta di rivederci allegai le mie mal riposte speranze nella pace che pareva allora 
imminente a schiudersi tra la Siria ed Israele, non appena feci il nome di tale entità 
contro la quale egli era stato un combattente agguerrito.

Odorico Bergamaschi
Ricercatore 

Piazza d’Arco 6/f MN
numero di telefono 0376 360396

3334215458

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