giovedì 3 novembre 2011

Mantova virtuale (3 novembre 2011)

In merito a quanto Stefano Scansani sostiene nel suo intervento apparso su La Gazzetta di Mantova di Ognissanti, “Ci sorge un dubbio La provincia sta facendo niente?”, debbo dirmi pienamente concorde con le sue critiche alla destinazioni abituali degli spazi espositivi della casa del Mantegna e con le sue proposte alternative. La Casa del Mantegna va adibitas secondo le aspettative dei suoi visitatori che siano dei turisti, e finalizzarne gli spazi espositivi ad una visualizzazione dell’opera omnia del Mantegna, ripristinando ed integrando gli apparati virtuali della mostra del 2006, di modo che il frequentatore sia aggiornato sulle controversie interpretative e attributive e sulle risultanze dei lavori di restauro mantegneschi, è davvero un’idea eccellente. Si potrebbe estendere tale ideazione – oltre che alla Celeste galleria ducale-, anche al San Sebastiano per l’opera e la fortuna dell’Alberti, mediante un incanto scenico di proiezioni e prospezioni in cui siano coinvolti i modellini lignei che vi sono la giacenza della fortunata mostra “Leon Battista Alberti e l’architettura”, pur risalente al fatidico 2006. La fantasmagoria rigorosa dell’impianto potrebbe assicurare il buon esito dell’ordinaria apertura al pubblico del tempio. Lo stesso discorso potrebbe valere anche per il Museo della Città di Mantova, la cui sublime raffinatezza espositiva è incontestabile, ma a mio avviso non è ciò che vorrebbero ritrovarvi i suoi visitatori potenziali, che in un museo della Città -o in una sistemazione attigua, complementare a quella sussistente- forse amerebbero prima di tutto vedere esibite le mappe e le carte del passato di Mantova e provincia, e rinvenire le ricostruzioni virtuali e le immagini d’epoca, o pittoriche, dei mutamenti del volto architettonico e urbanistico della nostra città, quanto del paesaggio dei territori con cui essa è stata in relazione, dalle più remote origini sino a tutto il Novecento, un lavoro di equipe che può essere svolto in collaborazione con le più varie istituzioni culturali e scolastiche di città e provincia. Tali proposte hanno il pregio di valorizzare innanzi tutto, divulgandolo attraverso la sua visualizzazione, l’immenso travaglio oscuro, quanto preziosissimo, degli studi e delle pubblicazioni remote e recenti dei tanti nostri bravissimi ricercatori locali, senza che si debba necessariamente invocare il soccorso di certi esperti “esterni” di grido, pilotati in Mantova dai vertici politici che vi siano in auge. I risvolti polemici dell’intervento benemerito di Stefano Scansani lasciano tuttavia scoperto il fianco ai legittimi risentimenti di “ pittori, scultori, grafici e mercanti” galleristi, contro i quali egli ha scientemente acuminato i suoi strali, giacché tutti quanti costoro possono obiettargli che il loro sfratto dalla Casa del Mantegna, di cui a suo dire abuserebbero “come se la Casa fosse una galleria”, richiede che dalla Provincia siano garantiti, reperiti e messi a loro disposizione centri espositivi alternativi ed equivalenti, da destinare alle mostre che per davvero sono imprescindibili, tra quelle di dubbia natura che hanno finora trovato spazio nella Casa del Mantegna. La cultura della nostra città, - si può già ben immaginare che gli ribadiscano-, non ha da essere la sola “ricerca di Mantova com’era”, ma inseparabilmente l’indagine di come è ora Mantova, e la prefigurazione di come Mantova potrà o dovrà essere in futuro, – traendo dal passato, si può ben convenire, le profondità prospettiche che evitino l'appiattimento mentale nei modi in cui il presente già pensa se stesso senza venire a capo di niente. Ed è infine ugualmente innegabile che le mostre delle gallerie per venali che siano, a fine eminente di lucro, spesso permangono indispensabili a che le singole esperienze artistiche e progettuali assumano un senso condiviso e più compiuto, che siano esperienze già successe o ancora in corso, come è innegabile che occorre che trovino adeguata sede illustrativa e diffusiva i vari delineamenti dell’avvenire della nostra città, quali ad esempio quelli che vengono elaborati dalla cerchia degli allievi dell’architetto Maria Cristina Treu, adibendone le esposizioni a laboratori che siano cantieri ideativi aperti al contributo creativo della stessa cittadinanza. Odorico Bergamaschi

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