mercoledì 16 novembre 2011

zero culturale

Rileggendo la lettera durissima di L. F, apparsa sulla Gazzetta di Mantova domenica scorsa, il 13 novembre, a distanza di giorni sono rimasto basito dalla concatenazione di interrogativi che mi ha suscitato.
Come può un'amministrazione, con il suo solo silenzio, convalidare la giustezza di un attacco che è una condanna inappellabile della sua politica culturale, dare la conferma più evidente che l'attaccio ha colpito nel segno, di quanto fosse ben diretto lo strale dello sdegno sferzante che ne anima la sacrosanta denuncia.
Sa il nostro sindaco che cosa sia “ cultura”, vi si chiede, se consente che il Palazzo della Ragione sia destinato a dei festini di partito e a che i galleristi vi procaccino i loro affari, che vi sia allestito “ Fiera Mantova Sposi”?
Quali iniziative culturali possono mai concepire, vi si chiede in conclusione, degli amministratori che non tengono in alcun conto la cultura, forse perché per loro “ con la cultura non si mangia”, secondo il detto esecrabile dell'ex ministro Tremonti, in cui ha volgarizzato il " carmina non dant panem"
Ma consequenzialmente mi sono chiesto, con pari sconcerto, se tale denuncia del disdegno in cui il nostro Comune tiene la cultura, non sia la fonte d'ispirazione che può conferire l' unica plausibilità immaginabile della bella trovata con cui si è concluso l’incontro a cronache unificate con la Consulta scolastica dell’assessore alla cultura della provincia, Signora Zaltieri, che l'ha congedata con il lancio di un “cultur day”. E perché non un Reality Day, per essere ancor più generici e vaghi di specifici intenti?
Altre ragioni accettabili non vedo, che possano giustificare una proposta di una indeterminatezza così desolante, un vaso di Pandora che può riempirsi di tutto, dell'indagine dell'infiltrazione mafiosa nel tessuto locale, della denuncia della crudeltà verso gli animali di certa cortese gente mantovana, della performance emozionante di chi è disabile non che della concordia della condivione interculturale,quanto dello sgorbio primordiale o dell’ enfasi teatralizzata di qualsiasi banalità comunicativa adolescenziale?
Come dire, in definitiva, che la vuotaggine della cultura in Provincia trarrebbe così ispirazione dalla nullità culturale del Comune.

Quanto al gallerismo privato, per non essere connivente con l'inerzia di chi lascia le cose che non vanno come stanno, non posso tacere che è stato finora inutilmente contattato a Modena il sovrintendente interregionale, Stefano Casciu, e che inutilmente egli finora si è espresso in merito, perché si ovviasse all’inconveniente che chi ha allestito la mostra dei disegni tratti dal ciclo sull'Eneide di Niccolo dell'Abate, non si è minimamente curato, oltre che del catalogo, di indicare al visitatore che i meravigliosi affreschi originari sono godibilissimi a non più di un'ora d'auto nella Galleria Estense di Modena, eccettuati tre di essi, finiti bruciati, di cui i disegni in Mantova, antecedenti la combustione, conservano ancora i bei lineamenti altrimenti perduti.

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