Alla lettura dell’ intervento conciliatore di Roberto Pedrazzoli, ex assessore alla cultura della Provincia, apparso sulla Gazzetta di Venerdì 4 novembre, m’ero venuto oramai rassegnando alle difficoltà che si frappongono a che la Casa del Mantegna divenga la mostra virtuale delle opere del suo artefice, secondo la proposta che già era sta avanzata da Stefano Scansani. Come potevo non piegarmi alla dolente rinuncia, di fronte al susseguirsi delle scansioni inesorabili del discorso fermo e conciso dell’ex assessore, tutt’altro che autoesponenziale, tutt’altro che infarcito dei tecnicismi che negli interventi sul pgt di Mantova, lasciano solo intendere la disperazione dei migliori intenti degli intervenuti
Come sarebbe possibile venir meno alla consacrazione della Casa del Mantegna a presidio dell’arte moderna e contemporanea, dopo le tante grandi mostre ospitatevi dell’arte dei nostri tempi e di antiche cose, che hanno fatto grande la cultura e l’immagine di Mantova? Quando si è in assenza d’ambienti alternativi alla gloriosa casa nelle sue vetuste mura, cui destinare irrinunciabilmente l’arte moderna e contemporanea? E’altrimenti mpossibile, lamenta Roberto Pedrazzoli, sopportarne la perdita serenamente. L’idea di Scansani, se ad essa occorre immolare l’unico spazio d’avanguardia consolidatosi e che sia sussistente in Mantova, svanisce in una chimera dai connotati che sono quantomai repulsivi, di un miraggio antagonistico antiquariale.
Qui taccio il dubbio insortomi, che l’ammanto del prestigio monumentale della Casa del Mantegna, l’arroccarvisi a presidio inespugnabile, ritardi la presa d’atto che l’arte moderna e contemporanea, la ricerca in corso tanto più dopo gli insediamenti universitari in mantova, reclamano molto di più che solo tale baluardo, quanto da avamposto dell’avanguardia, esso possa esserne oramai diventata la estrema ridotta.
Ed ora vengo al dunque di fondo: era poi così vero il presupposto di tutto quanto l’ impianto del discorso dell’ex assessore? Che non si profilino in Mantova altre sedi espositive per l’arte moderna e contemporanea, che siano immaginabili e possibili solo in tempi ben di là da venire, quando delle province si sarà perduto anche il ricordo, a meno delle invasioni, e sottrazioni di campo, di conflitti di potere e di attribuzioni neanche pensabili? A dire il vero, fin dall’inizio del caso avevo in mente, in tutto il suo fascino, una destinazione alternativa in Mantova dell’arte moderna e contemporanea, che la porrebbe in ancor più splendido contrasto con gli evi remoti in cui sarebbe stata collocata, precipitandola giù, giù nella notte dei tempi, fino alla antiche origini della città, ma non avevo osato formularla pubblicamente, tant’era splendida quant’è fattibile. Sin che a darmi il coraggio di avanzarla, risalendo nel tempo non più tardi che a qualche mese fa, è stato un articolo della Gazzetta che ho ritrovato di sera in internet, datato il 16 giugno 2011, in cui l'architetto Massimo Ghisi, che io non ho il piacere di conoscere , al Comune, o alla stessa Provincia, qualora il sindaco Sodano restasse sordo al suo appello accorato, ch'è rimasto finora inascoltato, offre un sito espositivo mirabile, con incorporate le antiche mura romane che affrontarono l’urto longobardico, finanche le stalle rinascimentali di Ferrante Gonzaga: nella sua vastità enorme niente di meno che gli ex- Magazzini. del sale.
”Appena sarà pronto - spiega Massimo Ghisi, nell’articolo - lo presenterò al sindaco Sodano e a tutte le autorità pubbliche interessate. Il mio sogno è di fare di questo complesso una galleria di arte contemporanea». Il famoso progetto Mac, ma non si può immaginare che faccia tutto un privato. «Naturalmente, bisognerà appunto sentire il Comune, la Provincia e le altre istituzioni. Con Mantovacreativa c’è stata un’anticipazione, ma il vero passaggio è portare il progetto al sindaco”
Che ne dice la signora Zaltieri, di muoversi per prima?
In sintesi, sistemati i pezzi, è questa la mia proposta, a ruota di quella di Scansani: in virtù delle sinergie di Comune e Provincia, nella Casa del Mantegna e nel San Sebastiano, riaperto al pubblico, allestire i musei virtuali dell’opera omnia del Mantegna e dell’Alberti, mentre il museo della città di Mantova potrebbe essere ampliato a esposizione di mappe e di carte, e di immagini d’epoca, che rievochino i mutamenti del volto nel tempo di monumenti e vie e quartieri, non che di arti e mestieri, della nostra città e del suo territorio, recupeerando per il suo ampliamento l'ex convento di fronte di San Sebastiano, che potrebbe albergare tutte i musei civici dispersi in varie raccolte, secondo la proposta già avanzata da Salvatore Settis alle autorità virgiliane, la Celeste Galleria ritornerebbe virtualizzata nel Palazzo , mentre grazie alle sinergie di pubblico e privato, l’ex Magazzino del sale potrebbe diventare la nuova sede di mostra del'arte moderna e contemporanea, dislocandovi le esposizioni temporanee, cantieri e laboratori porogettuali, laddove la mostra permanente dell'arte mantovana di Ottocento e Novecento potrebbe nell' ex convento di San Sebastiano trovare una sistemazione complementare, attivando, in tutto questo, le scuole e istituzioni e fondazioni cittadine, l’università innanzitutto, i nostri bravi studiosi e ricercatori locali.
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