sabato 23 febbraio 2019

Sulla torre della Gabbia


Signor Direttore,
A onore del vero, personalmente mi sono conciliato con il progetto di restyling in un belvedere turistico della Torre della gabbia , al di là dei lavori della sua necessaria messa in stato di sicurezza, solo quando mi è stato confermato che in esso era integrato il recupero della Cappella Bonacolsi, ove avvenne il primo incrociarsi in Mantova dell’arte figurativa europea. Di tale recupero si era parlato in realtà poco o niente affatto, accreditando la mia supposizione che della Torre della Gabbia si volesse fare solo una banale attrattiva turistica, sulla via dello svilimento del suo patrimonio storico e culturale e della trasformazione di Mantova in un  secondo outlet padano, dopo quello della moda di Bagnolo San Vito, un’idea  di certo non fuori del mondo, se due outlet dopo il Colosseo sono le maggiori attrattive del Bel Paese. Perché poi spendere oltre un milione di euro snaturando una torre penitenziaria in un belvedere, quando esistevano già la Torre dell’Orologio e la specola del Palazzo degli studi, per giunta con funzioni astronomiche. in una città di vecchi che facciamo fatica a fare le scale di casa,  ed  allorché siamo in tempi di  droni e di sonde,  di google map,  di ogni sorta di foto aeree e satellitari , del dispiegarsi  del modo intero come un  atlante nei voli aerei? Per ricredermi mi sono dunque occorse anche le prove alla mano che non veniva azzerata la memoria storica della  torre della Gabbia, di come fosse stata perno del potere bonacolsiano,  e poi  con Guglielmo Gonzaga tramutata in torre penitenziaria. Ma che si è provveduto, mi sono chiesto da allora, a che questa profondità di visione del passato, del presente e del futuro della nostra città, fosse concessa al visitatore,  e che tutto non si risolvesse nell’ebbrezza, pur piacevolissima,  di un’ascesa sopra monumenti e tetti in un’aria non meno inquinata ?  In ciò si sconta anche l’esito nefasto di una tinteggiatura  turistica della città di Mantova che ne ha uniformato disgraziatamente tutto, che sia palazzo, chiesa o teatro, di matrice medioevale, rinascimentale, manieristica, barocca, rococò o neoclassica,  sicché l’indifferenziato ora vi regna sovrano.  Tale preoccupazione si è fatta  invero  pressante come ho recentemente appreso che con questa giunta, non certo sparagnina, sono saliti a 2 milioni di euro i costi del progetto, per consentire l insediamento nel cavedio della torre di un ascensore. A tal punto, se già non lo si è fatto, quel che caldamente consiglio, e non solo a giustificare gli oneri di spesa in ascesa , ma perché consentirebbe  tale profondità di conoscenza e di visione,  grazie alla cooperazione in progress,  nel tempo, delle scuole e delle nostre istituzioni e maestranze culturali con consulenti starters,  è l’istallazione nelle sale d'accesso, e all'altezza del belvedere, di diorami interattivi  connessi con postazioni digitali ( ad esempio plastici con console che consentano di sollevarne delle porzioni e di evidenziare le proiezioni di percorsi tematici,  quali esempio, le stratificazioni urbane o le opere di ingegneria idraulica e di intombamento), oltreché con  totem touch multimedial , slideshow di foto d’epoca e pareti ugualmente interattive. In tal modo, ad esempio grazie a visori di occhiali 3d stereoscopici, o a ricostruzioni dell’ambiente, a 360 °, in video tridimensionali che la videocamera di uno smartphone attivi semplicemente inquadrando un pannello, al visitatore e al  cittadino sarebbe consentito di  visualizzare,  mediante mappe storiche, o prefigurazioni render, il passato ed il futuro della città, in cerchie di mura, quartieri, contrade, edifici che siano stati eretti e conservati od abbattuti,  progetti in corso di realizzazione  o di stallo, condivisi o controversiLo stesso discorso potrebbe ripetersi, in termini eminentemente cartacei, quanto alla ricerca storica di quale sia stato e sia il sistema giudiziario e  penitenziario della città, insediando un centro studi che nella torre della Gabbia abbia il suo principale referente.


Odorico Bergamaschi

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