E’con implacabile senso di vergogna e di colpa per la nostra infamia, che noi italiani ed europei, concittadini dell’Europa che fu fonte e origine dei diritti umani universali, dovremmo essere trascinati a rispondere di genocidio di fronte al tribunale dei popoli e della storia, per l’ennesima strage di migranti che abbiamo istituzionalmente e consapevolmente voluto. Disse Caifa a giustificare la condanna di Cristo ““E’ bene che questo innocente muoia per la salvezza d’Israele” Ed ora, a ripetere la sua condanna, è la moltitudine stessa dei nostri pseudocristiani, che mette di nuovo a morte Cristo nei migranti che seguitano a morire perché non possono ricevere soccorso in alto mare. Tali nostre vittime sono rese da essi stessi a perfetta Sua immagine e somiglianza, nel professare come lo stesso Caifa “ Meglio che anche questi 107 muoiano piuttosto che ne arrivino altri”. Così già oltre 30.000 sono i migranti morti nel Mediterraneo durante gli ultimi venti anni, un'ecatombe di vittime, immane, ma che pur moltiplicata per dieci costituisce un numero marginale di immigrati affluenti, che potevano essere benissimo accolti nella nostra civiltà europea, se non altro per espiare un minimo, da parte nostra, colonialismo, imperialismo, due catastrofi mondiali inflitte agli altri popoli degli altri continenti, per quel “ sovrappiù di senso di responsabilità che a noi richiede l’interdipendenza della società planetaria,” ragion per cui “i vantaggi di cui si dispone qui sono all’origine del malessere, dell’agonia, della morte, dall’altra parte del mondo. “( Donatella Di Cesare), e si emigra in Europa perché insieme con le nostri armi abbiamo esportato e reso irrinunciabili a tutto il mondo anche le nostre esigenze e tecnologie ed i nostri stili di vita, solo che... solo che l’umanità della razionalità del cuore avesse prevalso sulla follia cinica più spietatamente e stupidamente aberrante di un fascistoidismo di fondo, pan europeo. Come riflesso atavico condizionato esso ebbe da noi a riemergere già ai tempi del primo governo Prodi, nel 1997, quando altri 120 profughi, circa, di etnia albanese, morirono nel canale d’Otranto a seguito dell’affondamento della motovedetta Kater i Rades su cui erano imbarcati, provocato dalla corvetta Sibililla della Marina militare italiana. Chi così invita a recitare mea culpa, nostra maxima culpa, non fa certo di ogni erba un fascio, vorrebbe davvero flussi regolari, programmati, canali umanitari, ma l’emergenza libica e quella siriana non ce lo consentono. Coloro che si avventurano per mare lo ripetono, che preferiscono trovarvi la morte per acqua che restare in lager libici peggiori di quelli nazisti. Al tempo stesso, più che trasformare in colpevoli di invasione gli stessi che migrano, dovremmo sentirci mortificati ed umiliati anche per i tanti, ben più numerosi di coloro che tentano di raggiungere su scafi e gommoni l’Italia per mare, i quali la lasciano per farsi altrove una vita, talmente l’Italia bella mortifica con i nostri vecchi i giovani, il lavoro, la conoscenza e la cultura.
Odorico Bergamaschi
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