Signor direttore
Il restyling di corso Pradella è in effetti un'opera pubblica di gran pregio, di cui va dato pieno merito e reso grazie all’Amministrazione Palazzi , il fondo stradale del corso andava assolutamente rifatto e non c’era modo d’attendere. Cionondimeno l’intervento per certi versi suscita sconcerto, evidenziando scompensi cui si sarebbe potuto agevolmente ovviare, solo che la sua progettazione fosse stata anche solo un ci(n)cinino o uno zinzillino realmente condivisa, facendo davvero proprie le valide ragioni altrui. Trova la mia piena condivisione Alberto Gazzoli. nei pochi cenni in merito del suo editoriale domenicale del 7 aprile scorso che è apparso su queste colonne. Nelle variazione fashion di soli toni grigi della sua pavimentazione, ora corso Pradella pare in entrata il viale d'ingresso alla città dei morti, verso l’ uscita quello d'avviamento al cimitero degli Angeli. Vi è raffermo il rigor mortis del decoro turistico e dei suoi daspo. Quasi una sorta di beffa, per il vitalismo di tanta profusione di giovanilismo in materia. Bastava all’uopo differenziare la corsia ciclabile rispetto alle altre, con un colore delle pietre di fondo che la rimarcasse bene, evidenziando in tal modo che non era uno scampolo di marciapiede o del manto stradale veicolare, al pari di svariate nostre ciclabili urbane. Ciò avrebbe evitato equivoci tra pedoni e ciclisti e sarebbe valso da efficace persuasore occulto a non sviare, per certi nostri ciclonauti in vena d’ebbrezza. Ripristinare, quali stilisti urbani, il solo variare del grigiore di fondo del porfido un suo senso lo aveva solo se il traffico fosse rimasto vitalmente misto. Ma anziché ricorrere a pietre differenti per le differenti corsie, o a porfido fiammato di diversi colori per differenziare le diverse percorrenze, pedonali, ciclabili, veicolari, che corrispondessero eventualmente ai gialli o ai rossi di certune facciate, ci si è valso di fioriere in finto legno, in realtà di ben duro metallo, che appaiono posticce ed incrementano la cupezza funerea del tutto. Non solo , con i cubi di granito tali fioriere, nella loro materialità ingannevole, possono essere dei dissuasori dall’ impatto devastante. Le panchine, poi, sono irregolarmente intermittenti e per lo più senza schienale. Quelle che lo presentano sono rivolte da esso in certi casi verso il muro, il che, se ti ci siedi, ti fa sentire già dentro il proprio loculo tombale. E poi, esse non vanno usate come spezzoni propagandistici di una propria politica di attenzione ai bisogni di mobilità dei vecchi, quando al di fuori dei giardini se ne trovano ben poche altre, in tutta la città, che non siano il corredo dei plateatici, e quando per latrine e panchine, magari approntandole in un sistema integrato cui fare ricorso anche mediante app comunali , allorché “natura chiami”o invochi una sosta, non si spendono i quattrini che si riservano a illuminotecniche e ad eventi spot, in una città di vecchi la cui amministrazione non vuole saperne che sia tale nelle sue priorità. Quanto ai sabati pedonali è bene che il Sindaco ci pensi su bene e non una volta soltanto, sempre che sia la volta buona che non ascolta soltanto se stesso e i suoi fidelizzati , e che nel suo spirito di diffidenza ad oltranza nei riguardi dei suoi amministrati non finisce poi per dare ascolto, come al solito, solo a chi dell’establishment sa raggirarlo, visti gli inconvenienti e gli accidenti circostanziali del giorno inaugurale auto-celebrativo. Con lo spaesamenti di utenti degli autobus che si vedono modificate le corse di linea, il sabato pedonale rischia di creare incolonnamenti d’auto periodici le cui scariche di gas comprometterebbero le compensazioni all’inquinamento Progest che ci si vuole ammannire , realizzando la dannazione, per i viaggiatori carichi di bagagli, di un micro sottopassaggio di fronte alla stazione A proposito, dato che sarebbe dovuta essere una festa di Mantova tutta, all’inaugurazione sono state invitate anche le opposizioni, perché presenziassero ufficialmente ? Amen
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